Anna Portolan da Tos detta Thuenetta

Bibliografia:
C. Bertolini – La stupenda inquisizione d'Anaunia – 1990
A. Bertoluzza – Le zobiane e il Martinello – 1998
E. Leonardi – Anaunia Storia della Val di Non - 1985

Le vicende storiche relative all’inquisizione in valle di Non nel XVII secolo sono ben illustrate dal volume di Claudia Bertolini dal titolo LA STUPENDA INQUISIZIONE D’ANAUNIA, edito da U.C.T. Edizioni. In questo libro è descritta la vicenda di Anna Portolana di Tos detta la Thuenetta una donna che «haveva all'hora et per avanti molti anni hautto fama in Thos d'essere una striga».

Di solito, l’accusa di stregheria era indirizzata alle donne, spesso vecchie e vedove o non sposate e per questo facilmente attaccabili. Tra le donne sole, erano spesso incriminate quelle che esercitavano incarichi come levatrice o guaritrice. Perseguitate dalla caccia alle streghe erano inoltre quelle donne che si mostravano irregolari o non integrate nella comunità. Ciò che era ritenuto emarginato, strano, misterioso, poteva essere giudicato con facilità come manifestazione di stregoneria contro la quale il potere voleva esercitare un severissimo impedimento diretto ad educare la collettività.

Le pratiche magiche per prevenire le malattie degli uomini o degli animali, i decessi prematuri, le calamità atmosferiche, o quant'altro, nel clima culturale dei secoli di cui si parla, fatto di povertà persistente, di ignoranza, di paura, erano prassi comune fino a quando il potere non volle porvi un freno e così la magia popolare diventò eresia e molti furono accusati di essere “strìe” o “strioni”.

Il processo alle streghe in Valle di Non
Nel Trentino furono celebrati diversi processi per stregoneria: il primo ad essere documentato fu quello di Fiemme 1501-1505, poi in Val di Fassa negli anni 1617, 1627 e 1643, nella Val Lagarina nel 1647 ed a Nogaredo nel 1717. Non fece eccezione la Valle di Non dove fra il 1614 e il 1615 furono giustiziate diverse persone (sette donne e tre uomini) sui roghi predisposti sulla piazza antistante il Palazzo Nero a Coredo.
Numerose leggende sulle streghe non mancano in ogni valle trentina. Solo per citarne alcune Castel Ivano, Roncegno, Civezzano, Levico, Viarago.
La caccia alle streghe in Anaunia ebbe inizio nel 1611 allorquando il Principe Vescovo di Trento Carlo Gaudenzio Madruzzo nominò un tribunale inquisitorio con il compito di condurre un’indagine molto attenta spostandosi in varie pievi della Valle di Non (Tassullo, Cles, Varollo, Dambel, Romeno, Sanzeno, Taio, Coredo e Denno), per raccogliere ogni deposizione per istruire il processo. Sede principale e punto di riferimento di questo tribunale fu, come detto, il Palazzo Assessorile chiamato anche Palazzo Nero a Coredo. Il lavoro della speciale commissione iniziò il 7 dicembre a Castel Nanno nella pieve di Tassullo e durò fino al 2 settembre 1612. Primo inquisitore fu il laico Gabriele Barbi, Assessore delle Valli, che risiedeva appunto nel Palazzo Nero di Coredo.
I primi arresti avvennero nel novembre del 1613 e le persone indicate come malefiche, ovvero “strìe”, sono tutte donne. Esse sono Maria detta la Pillona, Caterina detta la Castellana, Maria detta la Grill, Agata detta la Gadenta, Barbara detta la Burata ed infine Anna detta la Thuenetta.

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L'austero Palazzo Nero a Coredo

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Streghe a banchetto

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Carlo Gaudenzio Madruzzo

La Thuenetta
Anna detta la Thuenetta, al momento dell’arresto avvenuto il 29 novembre 1613 era vedova ed aveva un figlio di nome Tomé. Fu accusata di stregoneria da una certa Barbara detta la Burata che nella deposizione fatta al giudice alla domanda «Chi è quella donna che vi minaciò?»
ella rispose: «La donna che mi minaciò e con parole e con le mani, come ho detto, fu una vicina da Thos, che si chiama anna Portolana [sor] vidua, soranominata la Thueneta, che la viddi et sentii a minaciarmi come ho deposto.»
Ancora interrogata: «Tenete donque all'hora esser stata maleficiata?»
«Signor sì»
«Da chi?»
«Dalla detta Thuenetta».
«Perchè cosse?»
«La mi minaciò, // com'ho detto alla V.S., seguendo il male pocco doppo', non havendo mai penetrato il modo che l'havesse tenuto a nosermi, oltra la detta Thueneta haveva all'hora et per avanti molti anni hautto fama a Thos d'esser una striga, tanto più ch'anco suo figliolo, ch'era da maritar, m'haveva ricercata per moier, avanti che fossi sposa fatta, sposa di mio marito presente, ma mei fratelli non volseron acconsentir a questo.»

Anna Portolan detta la Thuenetta venne per ciò condotta nel Castello di Coredo per essere interrogata.
Anna risultò essere una guaritrice esperta e confessò di aver appreso da Maria di Tavon moglie di Endrigo Rigoti e madre del Limoz, marito della Grill a guarire un bambino malato con la terra di tre campi diversi che deve esser messa nella culla accanto all’infante con un coltello col manico d’osso. Inoltre dice di saper sanare el mal del cavo, el mal de la manara, e el mal del slach. Anna spiega pure come si guariscono queste malattie e soprattutto contribuisce a incriminare Maria detta la Grill. A sua volta la Thuenetta alla serie di domande che le furono rivolte, attribuì ad altre “streghe” le fatture operate nei confronti di varie persone. Dopo l’interrogatorio che si protrasse dal venerdì 29 novembre al sabato 30 fu condotta nel carcere, ma vi rimase pochi giorni perché il 3 dicembre 1613 suo figlio Tomè chiese il suo rilascio dietro pagamento di idonea cauzione.
Dopo un mese circa dal pagamento della cauzione per la sua liberazione, nel gennaio 1614 la Thuenetta venne nuovamente invitata a comparire davanti al giudice a Coredo, ma del seguito di questa inchiesta non è rimasto nulla e non si conosce il destino della povera donna.

Perchè Thuenetta?
Viene da chiedersi perché Anna abbia avuto l’appellativo di Thuenetta come risulta dagli atti del processo. È lecito arguire che esso derivi dalle sue origini, ossia Tuenetto.
Scorrendo i verbali dell'udienza alla domanda se sapesse dell’esistenza di streghe a Tuenetto, Anna risponde:
«Signor no che non so ch'a Thuenet vi sia alcuna stria.»
Perché formulare la domanda così precisa se non per il fatto che ella provenisse proprio da quel villaggio? Da qui la nostra convinzione che Anna, con ogni probabilità andata in sposa ad un certo Portolan di Toss, fosse originaria di Tuenetto.
Per scongiurare poi l’ipotesi che l’epiteto possa riferirsi a Tuenno anziche Tuenetto, si fa notare che proprio nel volume di Claudia Bertolini, a pagina 108 si riporta l’elenco delle donne indiziate nel processo, in tale lista, che consta di 122 nominativi con il relativo paese di appartenenza, tra di essi nessun indiziato risulta essere di Tuenno e con questo riteniamo di poter escludere che possa esserci un equivoco sul paese. Peraltro la stessa opera non riporta nessun tuennese nemmeno tra gli indiziati maschi.

Concludiamo senza alcuna presunzione, che la Thuenetta citata nel manoscritto 618 conservato nell'Archivio della Biblioteca comunale di Trento, possa essere considerata con discreta attendibilità un'antenata di Tuenetto.

Piccola appendice
Dopo aver esposto il caso della Strìa Thuenetta, è curioso notare come la filastrocca composta da un paesano* in anni più recenti e che sotto riportiamo, faccia riferimento proprio alle streghe per canzonare le ragazze di Tuenetto che dimostravano la loro attenzione per i forestieri trascurando gli inviti dei paesani. Forse una reminiscenza della celebre Thuenetta? Chissà.

Stregoneria settimanale di Tuenetto

Le ragazze di Tuenetto son fatte così,
passano per strada, e non ci dicon neanche buondì.

Badate care ragazze, che così non potrà andare,
da qui in avanti vita dovrete cangiare.

Sapete qual è il vostro dovere?
È quello di mettervi alla porta aspettando il forestiere!

La ragazza di Tuenetto va in chiesa e prega,
si crede di essere un angelo, ma è una strega!

La strega, come si capisce,
è un animale che morde forte e più non guarisce.

E con tutti i suoi sollazzi,
induce i giovanotti a diventar pazzi!

E voi poveri ragazzi, che simpatia avete per queste?
State lontani da quelle maledette “veste”!

Vestite di pece per distruggere la razza,
andrebbero bruciate in mezzo alla piazza!

* La filastrocca è stata composta da Giorgio Ermanno Melchiori dei Ròchi (1910-1942)