In Valle di Non la vocazione preminente è certamente quella agricola e tuttavia grande rilevanza per l’economia valligiana l’ha avuta anche l’industria. Inizialmente un’imprenditoria, come quella serica, collegata alla agricoltura, ma non solo, accanto a questa v'è l’edilizia, la produzione di energia elettrica, l'industria manifatturiera, tutte più o meno fiorenti a partire dalla fine dell'ottocento. Tuenetto è la villa più piccola della Pieve di Torra e anche del più vasto Comune di Predaia e tuttavia sul suo territorio sono nate due delle più grandi imprese trentine tuttora presenti e operative, la Miniera san Romedio e la T.A.M.A. 1. - L'attività mineraria
LA SOCIETÀ ANONIMA BRESCIANA CAVE COMBUSTIBILI - La Società mineralogica costituitasi a Brescia in ordine al progetto del 28 luglio 1864 sotto
la denominazione provvisoria di «Società Carbonifera di
Mezzolombardo», venne definitivamente istituita con Decreto del Re d’Italia Vittorio Emanuele II il 20 agosto 1867 con il nome di
«Società Anonima Bresciana
Cave Combustibili Fossili, Schisti bituminosi, ed Olii della Lombardia, della Venezia e del Tirolo». La società fissò la sua sede principale
a Brescia e il suo scopo, come si legge nello statuto, “è la coltivazione
ed utilizzazione delle cave di carbon fossile, di lignite, di torba ed altri combustibili fossili, degli schisti bituminosi e di tutti i
giacimenti oleiferi”.
L’azienda, rappresentata dal ragionier Giacomo Cattaneo, dichiarò di uniformarsi alle leggi generali montanistiche della Monarchia austro-ungarica.
Le leggi montanistiche richiamate prevedevano che i possessori di
miniere, i quali non dimoravano nel Distretto in cui sorgevano, erano obbligati a nominare un rappresentante dimorante nel distretto. È così che
il 15 marzo 1870 attraverso la sua Commissione Amministratrice la Società
nominò il Signor Melchiori Felice di Giovanni Antonio di Tuenetto rappresentante della società
"negli imperiali regi stati Austro Ungarici” in ogni e qualunque
evenienza. In particolare gli conferì la facoltà di sorvegliare l’andamento dei lavori delle Miniere. Melchiori Felice fu inoltre incaricato di
assumere o dimettere lavoratori, di tenere i registri delle entrate e
delle uscite, di acquistare e vendere cose mobili ed immobili stabilendone i prezzi per conto dell’azienda. L’azienda elesse il proprio domicilio
nell’Impero Austro-ungarico presso l’abitazione di Melchiori Felice al
civico numero 15 di Tuenetto.
Negli appunti del professor Iginio Conci, si legge che a dirigere i lavori
minerari era l’ingegner Roberto Mackenzie che alloggiava a Mollaro presso la
sua casa avita e che “Verso il 1890 il contabile cassiere dell’impresa fuggì con la cassa, e la ditta andò in fallimento”.
Tralasciando queste notizie, delle quali peraltro non è certa l'attendibilità, l’impresa bresciana, che a quel tempo produceva petrolio per
illuminazione, ebbe vita breve e soltanto tre anni dopo cessò l’attività
“per mancanza di mezzi onde arrivare allo scopo che si era prefissa” come risulta dall’avviso del 23 settembre 1870 della commissione
liquidatrice pubblicato in un giornale locale di Brescia. Sulla causa
vera che determinò l’interruzione dell’impresa lombarda, nulla di più si è saputo.
LA SOCIETÀ ANAUNIESE MINIERA SAN ROMEDIO - L'utilizzo del giacimento di scisto fu ripreso nel 1912 (lo sfruttamento vero e proprio
partì nel 1914) ad opera della «Società Anauniense Miniera san Romedio»
con sede in Taio, che incaricò alcuni esperti di studiarne l’utilizzo. La concessione governativa comprendeva tutta la sponda sinistra del
Noce dalla Rocchetta fino alla Valle di San Romedio (da qui il nome), che ha
una superficie di circa 2.000 ettari.
L'inizio dell'attività mineraria a Tuenetto è riportato nell'edizione del 1913 di Strenna Trentina (pag.70) dove si legge in merito:
«Vicino a Tuenetto il torrente [Panaròta], scorre in un burrone
che si risolve poi in una valle che va sempre più allargandosi e sbocca giù a mezzodì in quella ove scorre la Pongaiola che porta, come
si è detto, il suo tributo al Noce. In vicinanza del burrone c’è un luogo argilloso,
paludoso, coperto da cannucce. Il materiale che vi si scava, in forma di piastre nere, è tutto composto di una sostanza melmosa che emana
un leggero puzzo di petrolio, e, accesa, arde. Perciò gli abitanti di Tuenetto,
credendo giustamente che questo dovesse essere un luogo petrolifero, chiamarono, molti anni orsono, una compagnia italiana, che cominciò
a far scavare dei pozzi e delle gallerie, ma senza successo sodisfacente. Gl’ingegneri,
esaminata più minutamente la cosa, conchiusero che, per trovare i depositi ricchi di petrolio, bisognava scavare dei pozzi, che arrivassero
fino al livello del Noce. La compagnia allora scoraggiata levò le tende e gli
abitanti dei paesi vicini, che credevano d’aver scoperto l’America, rimasero delusi.»
Ritornando alle vicende della San Romedio, in data 18 maggio 1914, Edoardo Oberosler informa il Comune di Tuenetto che la società da lui
rappresentata legalmente
“…sta facendo i passi per la costituzione di una nuova società per lo sfruttamento della Miniera”. Prima di intraprendere l’attività
industriale la Miniera san Romedio si premura di conoscere le eventuali spese,
in particolare per l’occupazione del suolo di proprietà comunale ove si sarebbe edificato lo stabilimento e l’ammontare della sovraimposta
comunale. Da questa richiesta appare che l’impresa fosse ancora in una fase di
indagine. E comunque quella proposta viene accolta dal Comune di Tuenetto con una delibera contenente “ridotti emendamenti" in data
19 maggio 1914; «...il definitivo
collaudo della distilleria sarà effettuato dall’apposito commissorio sabato 30 gennaio 1915 ad ore 9».
Il 14 settembre dello stesso anno un'apposita commissione svolge un sopralluogo sui terreni interessati dalla scoperta del giacimento di
schisti bituminosi e il 3 marzo 1915 il Capitano montanistico Dottor Canaval
rilascia la concessione sui campi minerari "Emilia" e "Maria" agli imprenditori Ugo Hofer negoziante in Innbruck, Edoardo Job
ingegnere in Innsbruck, Edoardo Oberosler costruttore tecnico in Taio e
Felice Widman impresario in Mollaro. Quest'ultimo perirà tragicamente il 21 agosto 1918 in un incidente stradale a Mollaro.
(vedi)
Allo scoppio del primo conflitto mondiale l’autorità militare austriaca, giacché il petrolio e i suoi affini erano divenuti merce rara e
preziosa, condusse la miniera per conto proprio. La produzione si limitava a
ricavare olio greggio per la cura delle malattie della pelle dei muli e dei cavalli dell’esercito. Finita la guerra, della gestione della
Miniera san Romedio si hanno poche notizie; furono aperte intorno al 1919 le
gallerie sul Cirò.
Lo scisto veniva estratto mediante compressori ad aria, il materiale era poi trasportato su carrelli fino al piano inclinato
(funicolare)
che lo portava al frantoio. Una volta frantumato, il prodotto passava nei forni dove attraverso un complesso processo chimico
si estraevano gli olii base per la preparazione delle specialità farmaceutiche.
L'attività della Miniera, continuò così per alcuni anni pur fra alterne difficoltà finanziarie.
Il 18 marzo 1927 si costituì la Società Anonima Miniera di San Romedio con sede a Milano (rogito del notaio Guasti Federico)
e col capitale di Lire 1.000.000 in azioni da lire 100. Successive assemblee aumentarono
e svalutarono il capitale sociale portandolo dapprima a 4.000.000 e poi a 800.000. L'assemblea del 28 marzo 1930 trasferì la sede da
Milano a Trento. Nel 1934 la società era così strutturata:
sede sociale a Trento, amministrazione a Mollaro, sindaci erano Bazzani ing. Gaetano, Gaggia prof. Simone e Mengonoi dott. Antonio; le
azioni valevano lire 20 cadauna e il riparto degli utili era così diviso:
5% alla riserva, il 10% all'amministratore il restante 85% alle azioni; l'attività era catalogata come "Miniere di scisti bitumoinosi";
l'amministratore unico era
Scavini rag. Valerio che alloggiò anche a Tuenetto. Gli utili al 31 dicembre 1933
ammontavano a Lire 274.531.
La miniera produceva principalmente ittiolo sostanza dalla quale si ricavavano prodotti di natura farmaceutica. In quegli anni la
Miniera era un’importante risorsa dal punto di vista occupazionale (all’epoca la maggior parte
dei minatori proveniva dalla Pieve di Torra; stimati e ben voluti capi cantiere erano Edoardo
Coletti detto «Lallo»
e Mario Chini dei «Colodéti»).
Oltre alla produzione farmaceutica si fabbricava un’ittiobenzina, sostanza ottenuta per rettificazione dall’ittiolo, impiegata come
denaturante dell’alcol. La Miniera san Romedio all'epoca era considerata un importante
complesso industriale che però doveva dotarsi di maggiori impianti per potere competere sul mercato.
Nel frattempo si scoprì che dalle scorie di queste lavorazioni si poteva ricavare un’ottima
calce idraulica. Qui bisogna ricordare
che il prodotto di scarto prima del suo riutilizzo per l’ottenimento della calce, veniva
riversato nel Rio Tuenetto e formando un piano sopra il quale oggi poggia la strada provinciale 13 della Predaia che in precedenza
passava attraverso lo stabilimento.
Da questa fotografia degli anni '30 si vede bene la morfologia del terreno; in particolare si noti che la
strada per Vervò attraversava il complesso industriale
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, con il finanziamento dell’Istituto Nazionale per le Ricerche, si eseguirono delle trivellazioni
nel circondario dello stabilimento per la ricerca del petrolio. Le ricerche diedero esito negativo e intanto si costruirono nuovi forni.
Nell’ottobre del 1943 la Miniera fu dichiarata dall’autorità dell’«Alpenvorland» azienda protetta e militarizzata e le maestranze
erano esenti dal richiamo alle armi. In quegli anni vennero costruiti gli impianti per la distillazione dell’olio grezzo per la produzione
di benzina ceduta ai militari della Wehrmacht.
Intorno al 1950 lo stabilimento passò alla famiglia del bergamasco Mario Moretti il cui figlio signor Giammario era capo cantiere. All’epoca
abbandonata la produzione di olii minerali, si produceva soltanto calce idraulica e con la fase della ricostruzione dopo il disastro della guerra,
il fabbisogno di calce diventò sempre più pressante e per poter ricavare il minerale occorrente, le autorità competenti autorizzarono lo scavo a
cielo aperto sul Cirò.
La cava fu aperta su un terreno dell’uso civico di Mollaro. Lo “spettacolo” della collina sventrata era ben visibile fino alla fine degli anni ’80
quando il rimboschimento spontaneo lo ha parzialmente nascosto.
Verso i primi anni ’70 del ‘900 la Miniera san Romedio passò nelle mani dell’impresa bolzanina S.I.C.A.R. di Valenti che continuò la produzione
di calce idraulica e intraprese la produzione e la confezione di intonaci premiscelati. Capo cantiere in quegli anni era il signor Giulio Zeni di
Mezzocorona che risiedeva con la famiglia presso lo stabilimento.
Pur proseguendo nell’attività, in questi anni cominciò un lento declino della società; le commesse si ridussero e il personale diventò sempre meno
numeroso.
Trascorso qualche anno incerto l’azienda fu acquistata dallo storico marchio noneso Tassullo S.p.A.
LA TASSULLO S.P.A. E IL GRUPPO MINIERA SAN ROMEDIO - La miniera san Romedio venne dunque acquistata verso gli anni ‘90 da Tassullo S.p.A
che, oltre alla calce, rilanciò la produzione di malte pronte per intonaci. Dopo anni di relativa salute aziendale, a causa di lunghe traversie
di mercato, la Tassullo S.p.A. fallì e nel 2018 la Miniera san Romedio fu acquistata da una cordata di imprenditori locali.
Questo gruppo di investitori si aggiudicò il pacchetto azionario dopo una gara pubblica d’appalto con un’offerta di 5 milioni e 945 mila euro.
L’operazione includeva l’acquisizione degli stabilimenti di Tassullo e di Tuenetto, le cave di Pozzelonghe e Bouzen a Vervò oltre
che ai contratti con i dipendenti rimasti nella Tassullo Materiali.
La storia di oggi vede una nuova denominazione che è «Gruppo Miniera san Romedio» che produce materiali per l’edilizia, restauro e
recupero dell’edilizia di pregio.
2. - TAMA Aernova
Le prime costruzioni TAMA
L’azienda Tama Aernova leader mondiale nel suo settore ha origine a Tuenetto. Fu la lungimiranza imprenditoriale di
Giovanni Coletti
(per i paesani «Giani») a dare inizio ad una delle più importanti aziende italiane. Volume d’affari per quindici milioni di euro,
centocinquanta collaboratori, presente in cinquanta
paesi in tutto il mondo, quattro filiali all’estero: Francia, Spagna, Brasile e Germania, svariati agenti, quindicimila metri quadrati di
area produttiva, questi i numeri di «Tama
Aernova».
TECNICA ASSISTENZA MACCHINE - Costituita nel 1985 nel garage di casa la TAMA (Tecnica Assistenza Macchine) si occupava di montaggio e
manutenzione di impianti di depurazione dell’aria. La
crescita del giro d’affari spinse Giovanni a cambiare la ragione sociale dell’azienda e assunse il primo dipendente. Nel 1988 col fratello
costituì la «Tecno-montaggi» Snc prima ditta
dell’indotto di TAMA. Gli spazi intanto cominciarono a diventare stretti e l’azienda nel 1990 fu trasferita da Tuenetto nella nuova zona
industriale di Mollaro dove, con l’imprenditore piemontese
Nevio Coral, Giovanni avvia la TAMA Srl (l’acronimo è lo stesso di prima, ma questa volta il significato è Tecnologie Avanzate per il
Miglioramento Ambientale).
TECNOLOGIE AVANZATE PER IL MIGLIORAMENTO AMBIENTALE - L’attività produttiva si diversificò e si arricchì di ulteriori prodotti per
la filtrazione dell’aria altamente innovativi. Si aggiunse il
ramo di carpenteria interna, paramassi e altri manufatti. Nel 1991 intanto l’azienda dava lavoro ad 11 dipendenti. Nel 1996 l’intelligenza
imprenditoriale di Giovanni diede vita a «Pender Italia»,
società specializzata in impianti di riscaldamento industriale. Allo scadere del secondo millennio, nel 1999, TAMA Srl ottiene la certificazione
di qualità UNI Enso 9001:1994. Nel 2000 TAMA da
installatrice diventò produttrice di gruppi filtranti. I dipendenti nel frattempo diventarono 25. In quegli anni l’azienda cominciò ad
internazionalizzarsi e nacque «TAMA France».
Nel 2005 cambiò nuovamente la ragione sociale si costituì una società per azioni, i dipendenti si incrementarono fino a raggiungere quota
cinquanta. Sulla traccia dell’espansione all’estero nel 2006
Giovanni fondò in Spagna la «TAMA Iberica». Nel 2008 la TAMA SpA ottenne il prestigioso "Premio Imprese per l’innovazione" dalle mani del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (l’anno
precedente Giovanni veniva nominato Cavaliere sempre dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, altre
onorificenze gli saranno
conferite per mano del Presidente Sergio Mattarella).
La TAMA in seguito collezionò altri importanti riconoscimenti ("Premio Prize", Premio dei Premi attestato di eccellenza da Confindustria).
Nel 2009 nacque «Ecotrentino», altra impresa dell’indotto.
La TAMA strinse rapporti con l’Università di Trento per avviare progetti di ricerca e sviluppo. Nel 2013 vide la luce «TAMA Brasile» con
sede a Caxias do Sul a sud del Brasile. Sempre in quell’anno
Giovanni fondò «Filtersystem Srl» azienda specializzata nello studio della realizzazione di impianti di filtrazione.
L’ammontare complessivo dei ricavi di TAMA è oggi per il 90% realizzato all’estero ed è leader internazionale nel suo settore.
3. - Consorzio Elettrico Tuenetto
In un’epoca in cui la produzione e la distribuzione e soprattutto il consumo di energia elettrica ha raggiunto livelli molto alti, ed è
assicurato da grandi compagnie nazionali, suscita una
certa sorpresa scoprire che fino alla metà degli anni ‘60 questo servizio era gestito in paese dal «Consorzio Elettrico di Tuenetto».
L’elettricità in paese arrivò sul finire della prima
guerra mondiale; secondo M.B.Chini la luce elettrica fu installata a Segno e nei paesi vicini nel 1917). Una vecchia turbina azionata con
l’acqua del Rio di Tuenetto (la valletta attigua alla
Miniera di san Romedio) produceva, con una piccola centralina situata a Mollaro, la corrente elettrica. A partire dal 1920 l’elettricità era
fornita dalla «Ditta Dalle Case» che, per far funzionare
lo stabilimento di laterizi sorto a Moncovo di Ton, aveva eretto una centrale sul Noce. Più tardi la fornitura di energia fu fatta dalla
«Società Elettrica Edison». Nel 1962 fu istituito l’Ente
per l'energia elettrica (ENEL) con l’obiettivo di fare dell’energia elettrica uno strumento di sviluppo del paese. Con la legge 2235 del
dicembre 1963 l’energia elettrica fu nazionalizzata e per effetto
di quel provvedimento, nel 1964 il «Consorzio elettrico di Tuenetto» fu trasferito all’ENEL. Presidente era
Melchiori Emilio dei Dòri.
Nell’occasione fu effettuato un rilievo che ne descriveva la consistenza degli impianti, delle utenze e la situazione economica. In questa
relazione si legge che il «Consorzio elettrico» distribuiva
l’elettricità soltanto nel territorio del comune catastale di Tuenetto. L’energia era fornita dalla ditta Dalle Case “consegna e misura
a 220 V. nella cabina di Tuenetto”. La cabina con tutto
l’arredamento era di proprietà del «Consorzio Irriguo di Tuenetto». In paese esistevano due linee più una terza che forniva l’energia ad
una segheria (quella dei fratelli Melchiori Anselmo e Tullio).
Il rilevatore dell’ENEL constatò che sistema di distribuzione, “non è nelle migliori condizioni”, il consumo medio annuale di energia
elettrica a Tuenetto fu stimato in circa 18.000 kWh per un
totale di 39 utenze: fruitori di illuminazione privata 21, utenze trifasi ad uso promiscuo 17, l’utenza pubblica, a forfait (il Comune forniva
soltanto le lampadine). L’impianto di illuminazione pubblica
(di proprietà del Consorzio) consisteva “in tre punti luce con lampade normali da 40 W installate su bracci in ferro piuttosto esili”.
La potenza media delle utilizzazioni era sotto i 3 kV ad esclusione
della segheria che aveva una potenza installata di 10 HP. Nel 1964 ultimo anno d’esercizio del «Consorzio Elettrico di Tuenetto» i ricavi
ammontavano a Lire 405.565 e i costi a Lire 332.624 con un utile
di Lire 72.941. Al momento in cui il Consorzio confluì in ENEL la cassa ammontava a Lire 74.662 con un debito totale di Lire 15.678.
Il progetto di sfruttamento della Miniera del 1914 (Archivio
Chini geom. Corrado)
Maggio 1914 Richiesta di occupazione del suolo da parte della Miniera san Romedio
Maggio 1914 Concessione uso del suolo alla Miniera
La relazione del dottor Felice Zunino
La Miniera san Romedio fabbrica chimica farmaceutica
La Miniera san Romedio nei ricordi del professor Iginio Conci di Mollaro
Il Consorzio Elettrico di Tuenetto passa all'Enel
La situazione economica del Consorzio Elettrico di Tuenetto
La Miniera san Romedio negli anni 20'
La Miniera e sullo sfondo il paese di Mollaro
La Miniera e Tuenetto in cartolina
I carrelli su rotaia trasportavano il materiale dal Cirò allo stabilimento a valle
1970 - Giulio Zeni capocantiere della Miniera san Romedio con alcuni operai
Franco Zeni e Paolo Valenti proprietario della Miniera san Romedio negli anni '70
Gruppo Miniera san Romedio oggi
Lo stabilimento TAMA Aernova a Mollaro
Giovanni Coletti fondatore di TAMA
La rete elettrica di Tuenetto al momento del passaggio all'ENEL