Il legame tra Tuenetto e Castel Bragher risale al XIII secolo. Il maniero sulla strada tra Taio e Coredo già degli omonimi signori fu eretto con ogni probabilità all'inizio di quel secolo per opera di Bragherio (Castrum Bragherii) capostipite del ramo dei Coredo detti di castel Bragher. Bragherio ebbe molti discendenti tra cui Gumpolino a sua volta padre di Mugone e Faidia. Faidia sposò il 21 aprile del 1286 Enrico detto Rospaz (dal nome della madre Rospazia di Cembra) figlio naturale di Simone della nobile famiglia dei Thun. Nonostante la sua condizione di nascita, poté ereditare dal padre tutti i suoi feudi compreso Tuenetto. Ecco così affacciarsi la famiglia Thun nelle vicissitudini di Castel Bragher e di conseguenza di Tuenetto. Carl Ausserer autore della ricerca «Le famiglie nobili nelle Valli del Noce» pubblicato nel 1899 scrive a questo proposito:
«Già attraverso questo matrimonio i Thun (come lo si può dedurre da un documento conservato nell'Archivio Bragher e datato 1303) avevano acquisito diritti su castel Bragher e quando Mugone, il fratello di Faidia, morì lasciando quattro figli minorenni (Niccolò, Bertoldo, Ella e Giuliana), Bertoldo, figlio di Simone di Tres, in qualità di tutore e amministratore dei ragazzi, vendette tutti i loro diritti e le loro proprietà il 21 giugno 1321 a Simone di Thun-Belvesino e nell'anno seguente anche Erasmo, figlio di Bragherio, vendette tutti i suoi beni (1 agosto 1322) a Belvesino, figlio di Guarimberto di Thun e così a poco a poco il complesso dei beni di Bragher, compresa la giurisdizione di Tuennetto, passò nelle mani dei Thun che lo mantennero ininterrottamente e stabilirono la loro dimora a Castel Bragher.» [C. Ausserer - Le famiglie nobili nelle Valli del Noce – pag. 82]
Tuenetto costituiva una vera e propria enclave sottoposta alla giurisdizione e sovranità di Castel Bragher senza confinare col territorio del castello. Una delle tante particolarità che raccontano il complesso ordine territoriale della Valle di Non a quei tempi. I sudditi di Tuenetto dovevano prestare gratuitamente diversi servizi a favore dei Castellani come condurre gratis il fieno montano dal monte Predaia a Braghér e coltivare i fondi intorno al castello. Tutti o quasi gli studiosi che si sono occupati di storia nonesa riferiscono questo speciale requisito di Tuenetto: Jacopo Antonio Maffei quando tratta di Castel Brughiero scrive quanto segue:
«Appartiene a questo castello la picciola giurisdizione di Tuenetto, della quale si parlerà sotto la Pieve di Torri, avendo, oltre questa, altri sudditi peculiari nella villa di Tajo, ed in Segno, e case in altre Ville; esercita la giurisdizione civile, e criminale per mezzo d’un Vicario sopra questi sudditi peculiari, alternando la nomina del Vicario colla linea de’ Conti Thunn di Castel Caldes per convenzione di famiglia».
Trattando direttamente del villaggio il Maffei scrive ancora:
«Verso mattina su d’una eminenza si ritrova una picciola Villa detta Tuenetto; questa è composta da cinque o sei case, che comprendono dodici in tredici famiglie tutte del medesimo cognome Melchiori fuorchè una. Questa Villa con alcune case disperse nelle contigue Ville formano un feudo, e gli abitanti di essa sono sudditi peculiari de’ Conti di Thunn di C. Brughiero e Caldes, come abbiamo testè accennato».
Quando nell’anno 1592 la nobile famiglia dei Thunn ― che fino a quella data era rimasta unita ― si divise in diverse linee, prosegue il Maffei:
«La linea di C. Brughiero possiede la giurisdizione di C.Fondo, Rabbi alternativamente con la linea de’ Conti Thunn di C. Caldes, Tuenetto restò alli Conti di C. Brughiero, e Castel Thunn ottenne li sudditi peculiari di Vigo, e de’ suoi contorni, che forma la quarta linea». [Jacopo A. Maffei - Periodi istorici e topografia delle Valli di Non e Sole - pag. 123]
A conferma, nella Chiesa dedicata alla Madonna di Loreto antistante il Castel Bragher (costruita nel 1723 e benedetta il 25 marzo 1726), v’è una iscrizione (che il Maffei erroneamente colloca nella parrocchiale di Taio) con inciso l’anno 1738 e le seguenti parole:
CHRISTO. R.S. IO. VIGILIO S.R.I. COM. DE THUN E T. HOHENSTEIN M.THERES. ET. IOSEPHI II. AVGG A. CVBICVL ET. SECRET. CONSIL C.FUNDI ARSII. RABII. TVENETI DOMINO INGENII. PRÆSTANTIA. LIBERALITATE IN. PAVERES IVSTITIA. DOCTRINA. IDIOMATVM. ELEGANTI EXIMIO EMMANVEL EPVS. S.R.I. PRINCEPS TRID. IOSEPHVS. ET. ARBOGASTUS PATRI. CARISSIMO IOSEPHA. EX. S.R.I. COMIT. COLVMNA. DEVO CONIVCI DVLCISSIMO MOESTISSIMI P.P. VIXIT. ANN. LX. OB. PRID. NON. FEBRUAR CIЭIЭCCLXXXVIII
Che i padroni di Tuenetto fossero i Thun traspare in modo palese dal diploma del Principe Vescovo Bernardo Clesio del 1516, nel quale riconosce alla nobile famiglia il diritto a «tres partes decime de predictis de Thueno». Diritti rinnovati dal cardinale Cristoforo Madruzzo nel 1554 in una scrittura in cui si dice che sono di proprietà dei Thun: Gaspare figlio de fu Antonio «de Moratis de Tueneto» con tutti i suoi figli, e i loro eredi, e tutto il loro avere. Per una quarta parte anche il maso detto «el mas de Tuenet». Inoltre Giovanni e i suoi fratelli figli del fu Baldessare Morat di Tuenetto con i loro eredi e tutti i loro beni. E per metà anche il già nominato maso Thuenet. Infine «tota Regula Thuenetj». Per le decime «tota decima panis, vini e nutrinorum (vitelli), in Thueneto plebis Sancti Eusebij».
Nel 1532 in una deposizione (della quale non si è compreso il significato giuridico), alcuni abitanti di Vigo, Taio e Tuenetto dichiarano di essere affittalini dei Thun ma né loro né i loro antenati furono mai servi. Il testo latino è riportato in F.Turrini, Le chiese di Mollaro e Tuenetto pag.79:
«Juridica depositio ruorundam de Vigo, Thoni, Tajo Tuenetto... quod quamquam sint affictalini dominorum de Tono, numquam tamen, nec ipsi nec
antecessores sui fuerunt dictorum dominorum servi».
A parte la questione sulla condizione sociale dei sudditi questa testimonianza, conferma appieno il legame di sottomissione della comunità di Tuenetto a Castel Bragher.
Apparentamento dei Domini de Tuenetto con i ThunAncora a proposito del legame di Tuenetto con i Thun di Castel Bragher molto interessante, è la genealogia dei domini di Tuenetto che a detta dello storico Paolo Odorizzi sono «costituenti una delle più antiche stirpi di notai nonesi» [*]. Essi si imparentarono con i de Tono (Thun) grazie al seguente matrimonio:
«11/10/1349 indizione seconda, domenica. In castro Toni apud turium seu apud domum infrascripti domini Petri, presentibus domino Ulricio quondam nobilis viri domini Federici de dicto castro, ser Georgio notario quondam domini Hendrici dicti Rospazi de Vigo, domino Johanne plebano de Tono, ser Adamo quondam ser Bernardi de Pro, Pelegrino eius fillio, ser Odorico dicto Malvasio quondam ser Georgii de Novesino, Petro eius fillio, ser Ancio quondam domini Ancii quondam domini Olurandini de Molario atque Antonio (?) quondam ser Çavarisii de Tueno. Ottone fu ser Federico fu ser Ropreto da Tuennetto, marito della domina Sofia fu domino Simeone Thun»...
...dichiara di aver ricevuto la somma di 36 marche d'argento di denari meranesi dal domino Pietro fu domino Simeone Thun a titolo di dote della detta domina Sofia, sorella di lui. Notaio: Federico fu Odorico di Torra (Archivio Thun di castel Bragher IX, 8, 41). Questo documento è collocato da Albino Casetti ― autore della Guida storico-Archivistica del Trentino (pag. 263), nel cassetto 12°, n. 56, a. 1349-1856 «Patti nuziali» ― però, scrive il Casetti, quell'Ottone fu ser Federico è "di Tuenno" e non di Tuenetto. Se qui sorga il solito equivoco tra Tuenno e Tuenetto non siamo in grado di sapere, e tuttavia ci azzardiamo a preferire la seconda possibilità e cioè che si tratti d'un Ottone della dinastia dei Domini di Tuenetto. A sostegno di questa tesi, nel documento del 29 giugno 1438 (un centinaio d'anni dopo il matrimonio succitato) si legge che il nobile Sigismondo di Thun affida la regolania sui monti «Selachi, Trauici, lo Corn, Via Noua, Rodeza» ― a suo tempo esercitata da Ottone di Tuenetto ―, alle comunità delle pievi di Taio e Torra. E qui è inequivocabile che ci si riferisce a Tuenetto il che rende meritevole di esser accettata la tesi dell'Odorizzi.